In questi giorni di fine estate, si stanno consumando numerose tragedie di cui sono vittime le persone migranti.
È notizia delle ultime ore il ritrovamento di circa 26 cadaveri carbonizzati nella foresta di Dadia, vicino alla città portuale di Alessandropoli in Grecia, non distante dal confine con la Turchia, e a Lefkimmi, in una zona vicino alla foresta di Evros, uno dei punti della rotta balcanica. Secondo le autorità si tratterebbe di migranti, tra loro anche due bambini. Le vittime non sarebbero riuscite a mettersi in salvo dalle fiamme che in questi giorni stanno devastando il territorio ellenico, e che stanno rendendo difficili i soccorsi da parte dei vigili del fuoco.
Vittime dei lunghi e pericolosi viaggi a cui sono costretti i migranti in assenza di vie legali di ingresso e di fuga anche centinaia di etiopi al confine tra Yemen e Arabia Saudita. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, le guardie di frontiera saudite avrebbero aperto il fuoco ferendo o uccidendo molti migranti. con armi di piccolo calibro ed esplosivi in una campagna mirata. Il rapporto prende in esame il periodo che va da marzo 2022 a giugno 2023, e si compone di 73 pagine, con oltre 350 foto e video oltre che di testimonianze di sopravvissuti. Quanto accaduto potrebbe costituire un “crimine contro l’umanità” da parte dell’Arabia Saudita. Il rapporto punta anche il dito contro i trafficanti che operano nello Yemen e costringono i migranti in campi di detenzione.
Gli etiopi rappresentano il 90% delle persone che attraversa l “rotta dell’est” che da Gibuti, raggiunge Aden, passa attraverso lo Yemen, fino alla provincia saudita di Jizan. Secondo l’ONU sono circa 750mila etiopi che vivono in Arabia Saudita, fuggiti dal conflitto durato due anni nella zona settentionale del Tigray e anche a causa della grave situazione economica dell’Etiopia.