Le prassi attuate negli uffici anagrafici hanno, nella vita di molte persone, un’importanza cruciale.
Contrariamente a quanto disposto dalla legge, la mancata iscrizione anagrafica (e, a volte, l’iscrizione anagrafica per le persone senza fissa dimora) comporta per i cittadini stranieri l’impossibilità o la difficoltà nel rinnovo o nel rilascio dei permessi di soggiorno. L’assenza di iscrizione anagrafica preclude la possibilità di accedere a una serie di servizi e di diritti, tra questi, ad esempio: l’iscrizione al SSN e ai centri per l’impiego, il diritto alla previdenza sociale, la partecipazione ai bandi per l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare, il diritto all’assistenza sociale, la richiesta di patrocinio a spese dello Stato, il diritto all’elettorato attivo.
In alcuni uffici anagrafici del Comune di Roma si registrano prassi che si discostano notevolmente dalla normativa in vigore che determinano l’urgenza di riflettere sulla loro legittimità in relazione alla registrazione delle dichiarazioni di residenza. La sentenza della Corte Costituzionale n. 186/2020, che ha sancito l’incostituzionalità della preclusione dell’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, è monito sull’importanza strategica del diritto alla residenza.
In 10 punti contenuti nel documento “L’anagrafe respingente. Una fotografia di Roma in emergenza”, alcune associazioni di volontariato del territorio, tra cui il Centro Astalli, evidenziano aspetti e criticità di queste prassi diffuse.
Perché come si legge nel documento: “Nell’ambito dell’iscrizione anagrafica sono in gioco diritti essenziali. È indispensabile che ogni attore pubblico coinvolto nelle procedure assuma tutta la rilevanza strategica del proprio ruolo. La qualità delle procedure attuate in relazione all’iscrizione anagrafica e l’effettivo esercizio dei diritti sono argomenti di primaria importanza. Di conseguenza, l’attenzione dell’amministrazione comunale nei confronti della qualità delle procedure applicate negli uffici può significativamente aumentare, in direzione della diffusione dei diritti”.
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