Caritas di Roma, Comunità di Sant’Egidio, Esercito della Salvezza,
Focus-Casa dei diritti sociali, Associazione Centro Astalli
ANAGRAFE DEI SENZA DIMORA A ROMA, ASSOCIAZIONI PREOCCUPATE PER LA NUOVA DELIBERA: “POSSIBILE LIMITAZIONE DEI DIRITTI DI CHI VIVE PER STRADA COME DOCUMENTI D’IDENTITÀ, PENSIONE E ASSISTENZA SANITARIA”
La Caritas di Roma, la Comunità di Sant’Egidio, l’Esercito della Salvezza, Focus-Casa dei diritti sociali e Associazione Centro Astalli esprimono seria preoccupazione per la Deliberazione della Giunta Capitolina n. 31 del 3 marzo 2017 in materia di iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora.
Le cinque organizzazioni – che hanno assicurato questo prezioso servizio a titolo gratuito e con personale esperto in oltre 20 anni di collaborazione con il Comune di Roma – dopo aver incontrato i rappresentanti dell’amministrazione capitolina ed evidenziato lacune nel percorso di emanazione della delibera, ribadiscono perplessità relativamente all’accessibilità e all’effettivo futuro esercizio del diritto di residenza.
Solo con l’iscrizione anagrafica si può richiedere un documento di identità, esercitare il diritto di voto, ottenere l’assistenza sanitaria e tutte le misure sociali collegate alla residenza, come anche la possibilità di chiedere la cittadinanza, il riconoscimento di invalidità, riscuotere la pensione. Ciò avviene oggi per circa 20 mila persone a Roma, 18 mila delle quali non più “invisibili” grazie al lavoro di prossimità delle associazioni e solo 2 mila per opera delle strutture comunali.
In particolare, la nuova procedura rischia di non garantire tale servizio a tutti i cittadini in situazioni di fragilità sociale, penalizzando quanti hanno meno possibilità di incontrare la pubblica amministrazione. In quest’ottica, le cinque organizzazioni chiedono di risolvere al più presto le criticità della delibera predisponendo le consequenziali misure correttive già evidenziate in una nota inviata all’Amministrazione capitolina.
Le organizzazioni, pur riconoscendo che la nuova delibera investe finalmente l’amministrazione pubblica di un ruolo che le è proprio, temono che affidare in modo esclusivo il servizio di iscrizione anagrafica delle persone senza fissa dimora ai Municipi in una realtà complessa come quella romana senza un’adeguata preparazione degli impiegati e un incremento delle risorse, rischia di creare problemi effettivi di esigibilità dei diritti di cui i tempi di attesa molto lunghi sarebbero solo il primo di una serie di ostacoli senza assicurare al meglio i diritti della persona senza dimora: basti pensare alla mediazione culturale per gli stranieri; al servizio di casella postale per la corrispondenza fiscale e amministrativa (all’indirizzo del Municipio arriveranno tutte le comunicazioni indirizzate alle persone); all’assistenza nella compilazione della modulistica.
Nel caso di cittadini stranieri occorre assicurare idonee modalità per consentire ai lavoratori domestici di ottenere la residenza anagrafica anche nei numerosi casi nei quali i datori di lavoro non consentono l’iscrizione pur vivendo il lavoratore presso di loro; assicurare l’iscrizione anagrafica anche dei rifugiati e degli altri titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno per motivi umanitari i quali, terminato il periodo legale di accoglienza nei centri predisposti per i richiedenti asilo, si trovino senza alloggio, od in un alloggio irregolare o abusivo, ma siano in effetti presenti sul territorio comunale.
Per quanto riguarda i nuclei familiari che vivono in situazioni di indigenza occorre garantire il diritto all’iscrizione anagrafica delle persone che vivono in sub-affitto o in occupazione abusiva mediante l’iscrizione nella qualità di “senza tetto-senza fissa dimora”. Vanno riconosciute inoltre le nuove figure di “senza tetto” e “senza fissa dimora” connesse, in particolare, all’allontanamento dalla famiglia (separazioni e divorzi) e quindi alla perdita dell’uso della casa familiare.
Casi “particolari” e molto diffusi sono quelli dell’iscrizione anagrafica delle persone che chiedono il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis perché discendenti di cittadini italiani, per i quali l’iscrizione anagrafica è un passaggio necessario del procedimento ma che si trovano spesso a Roma come ospiti presso amici o parenti, o come clienti di piccoli alberghi, pensioni o altri tipo di ospitalità.
Le cinque organizzazioni vigileranno affinché sia assicurato il diritto di residenza a tutti e ribadiscono la disponibilità della loro esperienza pluriennale a fianco dei più deboli.
Roma, 4 aprile 2017