Ad un anno dalla visita di Papa Francesco

Ancora tanti i problemi per i rifugiati in Italia.
Il volontariato una risorsa che non conosce crisi.

Un anno fa, il 10 settembre 2013, Papa Francesco visitava il Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia. È stata una delle prime visite del suo pontificato a distanza di due mesi da quella fatta a Lampedusa. Padre Federico Lombardi (direttore sala stampa della Santa Sede) ha più volte sottolineato come ci sia un filo ideale tra le due tappe di un percorso che il pontefice percorre dall’inizio del suo pontificato a sostegno dei rifugiati.
A un anno di distanza dalla visita sono ancora molti i problemi che affliggono i rifugiati in Italia e nel mondo.

Il 3 ottobre 2013, abbiamo assistito impotenti al naufragio di Lampedusa. Le proporzioni eccezionali di quella tragedia (366 eritrei morti, tra i quali donne e bambini) potevano essere l’occasione per un cambiamento. Invece c’è stata la solita ondata emotiva e, dopo di nuovo indifferenza e silenzio. Erano passati appena tre mesi dalla visita di Papa Francesco a Lampedusa e dal suo monito: “Neanche più un morto nel Mediterraneo”.

Continua la silenziosa strage nel mare e nel deserto, le cui vittime sono uomini, donne e bambini colpevoli solamente di cercare un posto sicuro dove vivere.
L’operazione Mare Nostrum ha salvato moltissime vite ed è uno sforzo ammirevole da parte delle autorità italiane. Resta però senza risposta la domanda più importante: come si può evitare che persone che hanno diritto alla protezione siano costrette a viaggiare in condizioni tanto rischiose e costose? Da tempo chiediamo di creare canali umanitari che permettano di far arrivare in sicurezza chi ha diritto a chiedere asilo in un Paese democratico, sottraendo a trafficanti senza scrupoli il destino di migliaia di rifugiati.

L’accoglienza dei rifugiati è una sfida importante per l’Europa. Sono troppe le contraddizioni di cui siamo testimoni: il mancato rispetto del diritto d’asilo in Grecia e in Bulgaria, segnalato dalle Nazioni Unite; la politica dei respingimenti in Libia ancora praticata da Malta; la detenzione di richiedenti asilo in molti Stati membri. Non basta riconoscere il diritto d’asilo, se poi si praticano politiche di chiusura e di contrasto che di fatto impediscono a uomini e donne in fuga dalla guerra di avvalersi di questo diritto.

La risposta che il nostro Paese ha dato in materia di accoglienza dei rifugiati non è ancora sufficiente. Guardiamo con attenzione all’ampliamento dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e al coinvolgimento delle Regioni, sperando che sia un’occasione per iniziare a ragionare in un’ottica diversa. Ma sarebbe necessario e urgente rivedere tutta la politica in materia di migrazioni, con un’attenzione particolare ai profughi e ai rifugiati.

Le difficoltà e i ritardi nel processo di riforma della legge sulla cittadinanza, richiesta da centinaia di migliaia di italiani, è un segno della fatica del Paese davanti a temi così strategici per il futuro di tutti.

P. Giovanni La Manna, presidente Centro Astalli, ricorda così la visita del Pontefice: “La visita di Papa Francesco ha riempito tutti noi di speranza e fiducia. Nonostante i molti problemi, in questi mesi abbiamo avvertito dei segni incoraggianti di cambiamento. Tante persone ci hanno contattato per iniziare il volontariato al Centro Astalli e tanti altri hanno mostrato, in molti modi diversi, interesse per la causa dei rifugiati.
In questo anno, grazie alla visita di Papa Francesco, abbiamo avuto la conferma di una convinzione che nasce dal lavoro con i rifugiati: per innescare il cambiamento della società che tutti auspichiamo è necessario partire dai piccoli gesti del quotidiano. Solo così si può tracciare una nuova strada da provare a percorrere insieme”.

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