Alla luce di quanto approvato oggi in Commissione Europea in merito all’Agenda sull’immigrazione il Centro Astalli esprime preoccupazione per quanto emerge.
In particolare si evidenziano alcune criticità su punti specifici del documento:
Numeri ridicoli. I dati resi noti oggi sul reinsediamento confermano quelli anticipati durante la prima conferenza stampa per la presentazione dell’Agenda. Così non si sta affrontando il problema per la sua reale dimensione. Ricordiamo che per i soli siriani l’Alto commissariato per i rifugiati aveva chiesto un reinsediamento di 130mila persone. Oggi leggiamo di un progetto di reinsediamento facoltativo da parte degli Stati membri di 20 mila rifugiati in due anni.
Destano ancor maggiore preoccupazione i numeri per il ricollocamento. Secondo l’agenda, infatti, la misura riguarderebbe solo 40 mila persone in due anni di cui 24 mila dall’Italia e 16 mila dalla Grecia. Solo lo scorso anno l’Italia ha assistito allo sbarco di 170 mila persone.
Il potenziamento di fotosegnalamento e identificazione attraverso il rilevamento delle impronte digitali, anche con coercizione e detenzione di chi si rifiuta, che verrebbe fatto all’arrivo in Italia secondo quanto previsto dal regolamento Dublino, rappresenta una seria criticità perché di fatto comporterebbe per l’Italia l’onore di dover accogliere sul proprio territorio un numero di domande di asilo molto più alto delle 60 mila domande presentate nel 2014.
Non è difficile prevedere che se i numeri rimangono tali e se non si supera, come più volte annunciato dal Governo italiano, il regolamento Dublino dovremo assistere all’effetto esattamente contrario al principio di ripartizione dei rifugiati tramite il ricollocamento previsto dall’UE. Fatta eccezione per i 24 mila ricollocabili gli altri sarebbero costretti a rimanere tutti in Italia.
Il ricollocamento riservato esclusivamente a siriani ed eritrei è un ulteriore elemento di criticità. Secondo il testo, gli aventi diritto al trasferimento sono solo i richiedenti asilo che provengono da paesi che hanno il tasso di riconoscimento delle domande di asilo pari o maggiore del 75%. Questa classificazione è inaccettabile. Lo status di rifugiato deve essere riconosciuto sulla base della dimostrazione di persecuzioni a carattere personale, non sulla base della nazionalità. Fare classifiche tra i paesi da cui accogliere i rifugiati è contro la tutela del diritto di asilo per quanti fuggono da guerre e persecuzioni.