64 migranti, tra i quali 12 donne e 2 bambini, sono ormai da giorni in mare a bordo della nave Alan Kurdi che naviga nel mar Mediterraneo tra le coste italiane e quelle maltesi. Insieme a loro ci sono anche 17 membri dell’equipaggio, che attendono di ricevere l’autorizzazione allo sbarco in un porto sicuro. Il cibo e l’acqua cominciano a scarseggiare e molti migranti. date le dimensioni del natante, sono costretti a dormire sul ponte della nave, esposti a condizioni meteorologiche in peggioramento.
Nel frattempo, in un vero e proprio rimpallo istituzionale per l’assegnazione del porto sicuro tra Roma e La Valletta, la Commissione Europea ha avviato i contatti per permettere lo sbarco delle persone che chiedono solo di non essere rimandate nell’inferno delle carceri libiche.
Il Centro Astalli chiede a istituzioni nazionali ed europee di portare in salvo i naufraghi, le cui condizioni di viaggio richiedono riparo e cure tempestive. Si tratta di un numero esiguo di persone che hanno diritto a essere salvate e portate in un luogo sicuro, che non può essere la Libia. Il Paese è a tutti gli effetti sull’orlo di una nuova guerra civile e da tempo i migranti vi si trovano a vivere in condizioni di estrema vulnerabilità sottoposti a torture e violenze.
Il soccorso in mare è un atto dovuto, non sono accettabili trattative politiche a discapito della vita e dei diritti delle persone. Facciamo appello agli Stati membri dell’Unione Europea affinché si adoperino per un’azione umanitaria tempestiva e condivisa e si impegnino a trovare soluzioni efficienti e durature che permettano ingressi sicuri, accoglienza e integrazione dei migranti.