A Roma ci sono diversi luoghi in cui si esprimono anche le differenti tradizioni e scuole buddhiste.
Il tempio buddhista cinese Hua Yi Si (letteralmente Hua = Cina, Yi = Italia, Si = tempio), situato in via dell’Omo 142, è stato inaugurato nel 2013 ed è il più grande tempio buddhista cinese d’Europa. L’edificio è stato costruito grazie alle offerte della popolazione cinese, che tra Roma e provincia conta tra le 5mila e le 7mila unità e alle donazioni arrivate dalla Cina e da Taiwan, luogo di provenienza dei maestri del tempio, ispirato proprio all’imponente struttura di Chuang Tai.
Per ricordare la generosità dei principali donatori esteri, su alcune pareti del tempio sono conservate statuette del Buddha recanti targhette con i nomi dei finanziatori. La costruzione di questo colosso di architettura cinese non è stata semplice. Il comune di Roma aveva fermato i lavori per diverso tempo allo scopo di effettuare i controlli necessari previsti dalla “Legge sul governo del territorio” del 12/2005, che vincola la costruzione dei nuovi luoghi di culto a determinati criteri urbanistici.
Il progetto del tempio è risultato infine attuabile poiché la zona in cui sorge è un’area commerciale periferica della città, costruita prevalentemente con capannoni industriali e quasi priva di residenti; l’edificio non ha quindi suscitato lamentele né proteste per la sua “discontinuità” con il paesaggio urbano circostante. La forma del tempio è quella tipica cinese a “pagoda”, uno stile non originario della Cina ma frutto dell’influenza straniera sull’architettura cinese. La pagoda rappresenta infatti un’evoluzione dello stupa buddhista indiano, monumento in cui venivano conservate le reliquie del Buddha e gli oggetti religiosi sacri. Nel cortile antistante, come da tradizione, la statua di un leone, simbolo di protezione e forza. Per entrare bisogna oltrepassare un alto pannello, perché si abbia il tempo di ricordare la sacralità del luogo, prima di varcare la soglia. Appena all’interno troviamo il Buddha ridente, il Bodhisattva Maitreya, che porta via la tristezza e simboleggia la prosperità. In alto ci sono numerose raffigurazioni di fiori di loto, emblema di purezza e simbolo del risveglio.
Molto suggestiva è la grande sala di meditazione che permette di osservare le numerose statue del Buddha e di riflettere insieme alle monache, guide del tempio, sui significati dei simboli della tradizione buddhista cinese.
Foto in anteprima e nel testo: Archivio Centro Astalli
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