Negli ultimi 25 anni le politiche migratorie nazionali sono divenute nel tempo sempre più stringenti, generando, così, una limitazione crescente del diritto di accesso a beni, servizi e misure fondamentali di welfare per le persone immigrate.
È quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2024, edito dal Centro Studi e Ricerche IDOS, insieme al Centro Studi Confronti e all’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, presentato martedì 29 ottobre a Roma e in contemporanea in tutte le Regioni.
Il rapporto raccoglie i contributi di oltre 100 tra i più autorevoli studiosi e ricercatori in materia, esprimendo così un ampio pluralismo di competenze e approcci analitici. All’interno di questa 34° edizione è presente anche un contributo del servizio legale del Centro Astalli sui flussi forzati e l’accesso all’asilo in Italia.
A fine 2023 sono oltre 300 milioni i migranti nel mondo, il 3,6% della popolazione mondiale. Rispetto al 2022, il numero dei migranti forzati è aumentato di circa 9 milioni, fino a giungere al triste record di 117,3 milioni (oltre due quinti costituiti da minorenni), di cui 68,3 milioni sono sfollati interni, 38,5 milioni sono richiedenti asilo e titolari di protezione, 6 milioni sono rifugiati palestinesi, sotto il mandato dell’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente), tra i quali 1,2 milioni sono abitanti di Gaza. Inoltre, sono 7,7 milioni gli sfollati interni per disastri ambientali che non rientrano tra i migranti forzati.
Tra i principali Paesi di origine delle persone in fuga vi è la Siria con 13,8 milioni tra sfollati interni e all’estero, seguita da Afghanistan (10,9 milioni), Sudan (10,8 milioni), Ucraina (con 9,7 milioni di profughi, di cui oltre 4 milioni in possesso di protezione temporanea presenti all’interno del territorio Ue).
Ogni anno lungo le rotte migratorie del Mediterraneo scompaiono migliaia di migranti diretti in Europa: dal 2014 ad agosto 2024 i morti e dispersi accertati sono stati circa 30.294, di cui 3.155 solo nel 2023 e 1.390 nei primi 8 mesi del 2024 (ma probabilmente altrettante sono state le vittime di naufragi non intercettati). In particolare, lungo la rotta centrale, la più letale al mondo, nel corso del 2023 il numero delle persone giunte in Italia è stato di oltre 157.000, rispetto alle 105.561 del 2022. 93.000 sono le persone in fuga intercettate e riportate indietro nei propri centri di detenzione dalle autorità libiche e tunisine.
A fine 2023 sono 8,4 milioni i rifugiati e i richiedenti asilo presenti sul territorio dell’UE, il 7,2% del totale nel mondo. Le protezioni internazionali concesse nel 2023 sono 409.530. Le domande di protezione internazionale presentate sono 1.130.345 (un aumento del 17% rispetto al 2022), di cui 80.795 reiterate. 271.685 sono le domande che riguardano i minorenni, di cui 40.425 non accompagnati.
In Italia nel 2023 sono state presentate 131.000 nuove domande di protezione internazionale, rispetto alle 77.200 del 2022. Delle 46.000 domande esaminate nel corso dell’anno, solo il 47,5% ha ricevuto un esito positivo in prima istanza. Tra i titolari di protezione in Italia (in tutto 414mila, di cui 52mila con lo status di rifugiato, 51mila con protezione sussidiaria e 53mila con protezione speciale), il gruppo più numeroso è costituito dai profughi dall’Ucraina in possesso di protezione temporanea (162mila).
Sul fronte dell’accoglienza si continua ad agire in un’ottica emergenziale che provoca un continuo e pericoloso deterioramento delle tutele delle persone migranti. Risulta sempre più predominante il ruolo dei centri straordinari: alla fine del 2023, infatti, su 139.388 migranti accolti, solo il 25,0% è inserito in un progetto del sistema ordinario in capo ai Comuni (Sai), mentre la maggioranza si concentra nei Cas, dati in gestione a privati e sempre più caratterizzati dal taglio dei servizi essenziali come l’assistenza psicologica, l’orientamento legale e l’insegnamento della lingua italiana. Continua a destare grande preoccupazione la norma 176/2023 prevista dal “Decreto Cutro” che consente di inserire provvisoriamente nei Cas per adulti anche i msna (minori stranieri non accompagnati) di età superiore ai 16 anni (ossia il 73% del totale dei msna) fino a una permanenza massima di 150 giorni. In questo modo tale procedura alimenta il rischio che i minori soli siano inseriti in contesti sempre più sovraffollati e promiscui.
In un quadro in cui l’immigrazione viene percepita a livello nazionale ed europeo sempre più come una minaccia, aumenta in modo smisurato il rischio di violare il rispetto dei diritti e della dignità delle persone migranti.