Secondo l’Agenza ONU per i rifugiati (UNHCR), nei soli primi 4 mesi dell’anno si sono registrati più di 400 migranti morti e dispersi nel Mediterraneo centrale. È questa la rotta migratoria più letale al mondo, dove si conta circa l’85% delle vittime di tutto il Mediterraneo.
Se si considera solo il mese di aprile sono stati segnalati 10 morti e 62 dispersi in quattro diversi incidenti: oltre due vittime al giorno.
Il numero reale delle vittime delle migrazioni si stima essere molto più alto, sono molte le imbarcazioni scomparse di cui si perde totalmente traccia.
Delle circa 4.700 persone arrivate sulle coste italiane il mese scorso si tratta perlopiù di migranti originari di Bangladesh (21%), Siria (15%), Tunisia (14%), Guinea (10%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (4%) e Sudan (3%). Libia e più recentemente Tunisia sono i paesi di partenza delle persone.
Seppur in diminuzione, i dati forniti dall’UNHCR mettono in evidenza ancora una volta l’assoluta carenza di operazioni di salvataggio coordinate e di canali di migrazione regolari e sicuri che possano prevenire ulteriori perdite di vite umane, uomini, donne e bambini in cerca di una via di fuga dalla disperazione.
Foto: Francesco Malavolta