Sfide, lungimiranza, consapevolezza, diritti: sono queste le parole chiave che emergono dalla conferenza “Proteggere le persone in fuga dalla violenza di genere”, che si è svolta il 15 novembre presso lo Spazio Europa, a Roma, organizzata da UNHCR Agenzia ONU per i Rifugiati.
Sono intervenuti alla conferenza Chiara Cardoletti – Rappresentante di UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, Stefano Pizzicannella – Coordinatore Ufficio per le politiche delle pari Opportunità, Titti Postiglione -Vice Capo della Protezione Civile, Maria Laura Mammetti – Viceprefetto Ministero Interno – Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Donatella Toresi – Dirigente dell’ufficio II: Affari generali, organizzazione ed informatizzazione – Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo, Romaine Gogbe – mediatrice interculturale, Angelica Carnelos – Segretario Generale Enel Cuore Onlus.
Si è trattato dell’evento conclusivo del progetto Re-Build, un progetto realizzato da Centro Astalli e Centro Astalli Trento, sostenuto da UNHCR, che mira a sviluppare processi di riabilitazione e recupero delle donne rifugiate che hanno subìto violenze di genere (GBV) nei Paesi di origine, di transito o di accoglienza, migliorando e rafforzando la loro autonomia e inclusione nei territori di Roma e Trento.
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di sottolineare la necessità di continuare a potenziare la risposta e della prevenzione alla violenza di genere per le donne rifugiate e richiedenti asilo in Italia.
Secondo l’UNHCR infatti è in aumento il numero di persone migranti sopravvissute a violenza di genere arrivate nel Paese. Per questo si è reso necessario attivare iniziative specifiche per proteggerle con interventi di progetto dedicati, realizzati insieme ai partner tra cui Centro Astalli, Differenza Donna, D.i.Re e LHIVE, e alle istituzioni con il sostegno di Enel Cuore Onlus e Gruppo Mediobanca.
Dagli interventi sono emerse alcune importanti indicazioni: se le persone sopravvissute a violenza non hanno accesso a servizi specializzati in modo tempestivo, le conseguenze possono anche essere molto gravi. La violenza di genere ha infatti importanti ripercussioni sull’immediata salute sessuale, fisica e psicologica delle persone e aumenta il rischio di futuri problemi di salute.
Inoltre, in alcuni casi, la mancata individuazione della violenza di genere rischia di compromettere il riconoscimento della protezione internazionale. Fondamentale pertanto è il ruolo delle Commissioni Territoriali, incaricate di valutare le richieste di asilo, nell’attivare delle misure di tutela procedurale che riguardano i vulnerabili in genere e le vittime della violenza di genere. In questo senso, la precocità nell’identificazione delle vittime diviene centrale.
In questo scenario è centrale inoltre il ruolo della mediazione linguistico culturale, perché permette alle donne sopravvissute a violenza di comunicare i loro problemi e i loro bisogni agli operatori dei diversi servizi, condizione necessarie per iniziare un percorso di guarigione.