La Corte Suprema britannica ha dichiarato “illegale” il piano del Primo Ministro Rishi Sunak che prevedeva, nell’ambito del Migration and Economic Development Partnership (MEDP), il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Ruanda, intrapresa dal governo inglese come misura per scoraggiare i flussi migratori verso il Regno Unito .
La decisione dei cinque giudici supremi è stata guidata dalla fondata preoccupazione di esporre i richiedenti asilo “a un rischio reale di maltrattamenti e violenze” una volta arrivati in Ruanda, dove potrebbero essere rimandati indietro nei loro paesi d’origine e dove potrebbero essere soggetti a persecuzioni e altri trattamenti inumani e degradanti.
In questo modo è stato respinto il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno confermando il precedente verdetto della Corte d’Appello di Londra secondo cui il Ruanda non può essere considerato un “Paese terzo sicuro”, dicitura fortemente contestata dalle autorità ruandesi di Kigali in disaccordo con la sentenza della Corte Suprema. Sulla impossibilità di considerare il paese come sicuro si era anche espressa la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che aveva già considerato il piano illegale.
L’esternalizzazione degli obblighi di uno Stato in materia di asilo, delegando di fatto a terzi la responsabilità di proteggere i rifugiati, comporta gravi rischi per le persone migranti e non può essere considerata la strada da percorrere.
Occorre invece investire in solidi sistemi nazionali di asilo, attuando procedure eque e rapide di valutazione delle domande di protezione internazionale; in un’accoglienza rispettosa della dignità dei migranti e in percorsi di integrazione strutturati.
Occorre inoltre aprire percorsi legali e sicuri, uniche alternative ai viaggi pericolosi via terra e via mare che milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani e cambiamenti climatici sono invece costretti a intraprendere.