Il 3 ottobre si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita dalla legge 45/2016, per ricordare e commemorare i migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
A sei anni dal tragico naufragio avvenuto nella notte del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa in cui sono morte 368 persone, per la maggior parte eritrei, fare memoria è un atto dovuto.
Per questo a un anno dalla inaugurazione dei “Giardini della Memoria e dell’Accoglienza”, un’iniziativa del Centro Astalli diffusa nelle sette città italiane in cui opera, a Roma, a Catania, a Palermo, a Trento, a Vicenza, a Grumo nevano (Na) e a Padova, rinnoviamo l’invito a inaugurare dei nuovi giardini della memoria che si andranno ad aggiungere ai tanti altri presenti sul territorio.
Già gli studenti di alcuni istituti di Roma e provincia hanno messo a dimora un albero nel giardino della loro scuola, per coltivarlo nel tempo insieme ai valori che rappresenta.
In questi giorni inoltre 200 ragazzi, di oltre 60 scuole provenienti da circa 20 paesi dell’Unione europea, si sono ritrovati a Lampedusa, porta d’Europa, per “P(r)onti per l’Accoglienza”, iniziativa del Comitato 3 ottobre, in partenariato con il Centro Astalli, che vuole rafforzare la consapevolezza dei giovani europei sul tema delle migrazioni, attraverso momenti dedicati all’apprendimento e all’ascolto di testimonianze dirette.
La giornata del 3 ottobre è un’occasione per celebrare uomini, donne e bambini costretti alla fuga da guerre, persecuzioni e crisi umanitarie, da carestie, cause ambientali e ingiustizie sociali. Migliaia di persone, 19mila dal 2013 ad oggi (dati della Fondazione Ismu), sono continuate a morire in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo. Molte delle politiche messe in atto da quel tragico 3 ottobre in poi vanno in una direzione estremamente preoccupante e non di rado in aperta violazione dei diritti umani. È necessario che istituzioni nazionali ed europee attivino vie legali per garantire accesso alla protezione e una concordata azione di soccorso in mare.