Una tragedia che lascia scioccati. Per l’ennesima volta ci troviamo a contare il numero di morti nel Mediterraneo, nel tentativo disperato di giungere in Europa.
Le 54 vittime al largo della Tunisia suscitano un profondo dolore, acuito dalle tragiche circostanze in cui si è verificato il naufragio. E fanno emergere ancora una volta interrogativi a cui non è più pensabile non dare risposta.
Così P. Giovanni La Manna (presidente Centro Astalli) commenta la notizia delle morti in mare avvenute nei giorni scorsi.
Come è possibile che nessuno si sia accorto di quanto stava accadendo su quell’imbarcazione carica di disperati in cerca di salvezza, in un tratto di mare su cui ogni giorno molte navi fanno rotta?
Ancora una volta il Centro Astalli ricorda l’importanza e il vincolo dei principi della navigazione: non si lascino imbarcazioni in difficoltà senza il soccorso dovuto dagli obblighi del mare oltre che dal più elementare senso di umanità.
Chiediamo nuovamente al governo e alle istituzioni comunitarie di mettere in campo tutti gli sforzi necessari per garantire a queste persone viaggi sicuri e accoglienza, in un sistema di condivisione delle responsabilità da parte dell’UE.
Ribadiamo inoltre l’urgenza dell’immediato ripristino di Lampedusa come luogo di accoglienza e primo soccorso e l’abrogazione della dichiarazione in vigore di “porto non sicuro”.
Il Centro Astalli chiede inoltre un’accelerazione in merito all’applicazione della risoluzione deI Parlamento Europeo su un “programma congiunto di reinsediamento di rifugiati”. Tale provvedimento, in vigore nel 2013, stabilisce che l’Unione Europea sostenga il trasferimento di rifugiati riconosciuti dalle Nazioni Unite da paesi di prima accoglienza verso gli stati dell’Unione.
Si tratta di un meccanismo che permette l’arrivo regolare di rifugiati sulla base di quote annuali che i singoli governi mettono a disposizione.
Il Centro Astalli auspica a tale proposito l’adesione del nostro Paese al programma di reinsediamento UE. Stabilire quote significative di accesso sarebbe una decisione coraggiosa e un primo passo verso l’apertura di canali d’ingresso protetti nell’Unione Europea per chi scappa da guerre e persecuzioni e che non può trovare protezione nei paesi di primo asilo.