Il Centro Astalli, alla luce dell’esito del Consiglio straordinario dei capi di Stato europei, riunito ieri a Bruxelles, continua a manifestare dubbi e perplessità sulle attuali politiche europee e sugli scenari che si stanno delineando in materia di gestione dei flussi di migrazioni forzate verso l’UE.
Alcune questioni in particolare rimangono irrisolte:
Come evitare altre morti durante i viaggi verso l’Europa? Senza un’azione comune e coordinata da parte dell’Unione con ogni probabilità la situazione ai confini dell’Europa peggiorerà, mettendo a rischio l’accesso alla protezione delle persone e la loro stessa possibilità di sopravvivere. In un momento in cui le Nazioni Unite registrano il maggior numero di rifugiati nella storia, l’UE continua a non voler stabilire vie legali che siano un’alternativa valida al traffico di esseri umani e che consentano l’accesso alla protezione per le persone in fuga da guerre e persecuzioni.
L’istituzione degli hot spot permetterà a tutti i potenziali richiedenti asilo di presentare domanda di protezione nel rispetto dei diritti e delle garanzie previste? In nessun caso è ammissibile la detenzione di un migrante che chiede protezione. Il piano di ricollocazione di richiedenti asilo nei diversi stati membri dell’Unione deve sempre tenere in considerazione il consenso, le preferenze e le esigenze della singola persona. Anche le misure di rimpatrio, infine, devono assicurare il pieno rispetto dei diritti e della dignità dei migranti.
Stabilire una lista di Paesi terzi sicuri rischia di violare il principio cardine della Convenzione di Ginevra sullo status di Rifugiato: il riconoscimento della protezione avviene sulla base della dimostrazione di una persecuzione a “carattere personale” e dunque ciascuna domanda di asilo deve essere esaminata approfonditamente, indipendentemente dal Paese di provenienza del richiedente.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, sottolinea: “Al Centro Astalli ogni giorno si rivolgono a noi uomini e donne mediamente molto giovani che scappano da paesi come la Somalia, la Nigeria, la Guinea, l’Iraq, l’Afghanistan oltre che da Eritrea e Siria. Hanno storie di persecuzione personale per motivi religiosi, sono attivisti politici, donne e uomini gravemente discriminati in base al loro orientamento sessuale. Molti di loro sono vittime di tortura. Di fatto moltissimi richiedenti asilo oggi scappano anche da paesi in cui non c’è un dichiarato conflitto armato in corso ma in cui i diritti umani fondamentali non vengono garantiti e la loro vita è in grave pericolo.
Non possiamo accontentarci di proteggere solo le vittime delle guerre che oggi sono al centro del racconto mediatico”