L’UNHCR Italia, Agenzia ONU per i rifugiati, ha condiviso in un documento tecnico alcuni commenti e raccomandazioni sulle disposizioni in materia di asilo contenute nella Legge 5 maggio 2023 n. 50, il cosiddetto decreto Cutro.
A suscitare «profonda preoccupazione» ci sono disposizioni che presentano delle «criticità» rispetto alla compatibilità con «la normativa internazionale sui rifugiati e sui diritti umani», in merito «alla fattibilità delle misure previste», al potenziale «impatto sul sistema d’asilo» e allo «spazio di protezione garantito a richiedenti asilo, rifugiati e persone apolidi».
Pur concordando con l’istituzione di procedure di frontiera più efficienti, nella nota, si raccomanda di introdurre «misure per l’individuazione dei bisogni dei richiedenti asilo, dei minori e delle altre persone con esigenze particolari». In particolare si sottolinea come i «luoghi di trattenimento» debbano rispettare la direttiva accoglienza che prevede «la disponibilità di spazi aperti, la possibilità di comunicare e ricevere visite (da parte di personale UNHCR, familiari, avvocati, consulenti legali e rappresentanti di organizzazioni non governative) e il diritto di essere informati delle norme vigenti nel centro».
Nel caso di domande di protezione internazionale «manifestamente infondate» e di conseguenza di “procedure accellerate” nell’esamina della domanda di asilo, si chiede di vagliare prima se la persona invoca «gravi motivi per ritenere che, nelle sue specifiche circostanze, il Paese non sia sicuro».
Infine, riguardo alle nuove disposizioni relative alla protezione speciale «l’UNHCR ribadisce la necessità di garantire una forma di protezione complementare alle persone che, in caso di rientro nel proprio Paese, rischino una violazione dei propri diritti fondamentali, così come tutelati dal sistema di protezione dei diritti umani internazionale e regionale».
Inoltra si sottolinea come sia «necessario rendere più efficienti, rapide e prive di ostacoli nell’accesso, le procedure per la determinazione dell’apolidia, in quanto passaggio fondamentale e propedeutico per l’accesso a molti diritti fondamentali».