Il 2014 ha fatto registrare un numero inaccettabile di migranti morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa. Le stime delle organizzazioni umanitarie denunciano che circa 3.000 persone hanno perso la vita in naufragi avvenuti nel Mediterraneo. È quanto emerge da due interessanti rapporti: Vite alla deriva, rifugiati e migranti a rischio nel Mediterraneo Centrale pubblicato da Amnesty International e Fatal Journeys: Tracking lives lost during Migration pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
A quasi un anno dal tragico naufragio del 3 ottobre che provocò la morte di 368 migranti, queste organizzazioni evidenziano la mancanza di una risposta adeguata da parte dell’Europa per evitare che persone in fuga da guerre e persecuzioni continuino a rischiare la vita nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro. “Fino a quando non esisteranno vie sicure e regolari per i rifugiati e i migranti che intendono raggiungere l’Europa, è priorità dell’Unione Europea e dei suoi stati membri proteggere le loro vite mentre tentano la traversata del mare” è quanto si legge nel rapporto di Amnesty International che chiede, tra l’altro, che sia messo a punto un sistema europeo più incisivo di ricerca e soccorso (Search and Rescue – Sar).
Ancora più allarmanti le statistiche a livello mondiale, la ricerca dell’OIM denuncia, infatti, che sarebbero 40.000 i migranti morti dal 2000 ad oggi, più di 4.000 solo nel 2014. Il dato potrebbe essere sicuramente più elevato considerato che molti incidenti hanno luogo in regioni remote e spesso non se ne ha notizia, inoltre – sottolinea ancora l’OIM – non esistono organizzazioni responsabili del monitoraggio sistematico e globale del numero dei migranti che perdono la vita durante la fuga.
Scarica la sintesi del rapporto Vite alla deriva, rifugiati e migranti a rischio nel Mediterraneo Centrale (Amnesty International)
Scarica il rapporto Fatal Journeys: Tracking lives lost during Migration (OIM)