Quanto, come e quando i media italiani hanno raccontato le migrazioni e le minoranze nel 2020? Qual è stata la presenza di migranti e rifugiati nell’informazione mainstream e nei social? Qual è stato l’impatto dell’emergenza sanitaria Covid-19 sul racconto della migrazione? Queste alcune delle domande a cui dà risposta l’VIII rapporto dell’Associazione Carta di Roma “Notizie di transito”, curato insieme all’Osservatorio di Pavia.
Un’analisi del racconto mediatico del fenomeno migratorio nel 2020, composto da 3 sezioni: analisi della carta stampata; analisi dei telegiornali nazionali prime time (Rai, Mediaset, La7); analisi dei social network Facebook e Twitter con focus su temi quali immigrazione e Covid-19. I risultati delle analisi sono stati presentati in diretta online, sulle pagine social dei membri delle associazioni tra cui il Centro Astalli.
Sono stati in tutto 6.402 i titoli sui migranti pubblicati da gennaio a ottobre 2020, con una media di 21,3 titoli al giorno. Dieci testate raccolgono il 67% dei titoli sul tema.
Sono i 4 gruppi semantici in cui Carta di Roma ha raccolto le notizie sul tema dell’immigrazione: accoglienza, allarme, lavoro e politica. Tra queste emerge in particolare il concetto di “allarme” e il linguaggio emergenziale che fa spesso ricorso al lessico bellico per richiamare l’idea dell’invasione.
La parola emblema è “virus” spesso legata all’ipotesi della diffusione del contagio da parte dei migranti. Il 13% dei titoli sui migranti è infatti legato alla situazione pandemica e all’allarme sanitario.
Ilvo Diamanti, professore dell’Università di Urbino e direttore di Demos&PI, intervenuto per commentare i dati ha sottolineato: “In italia c’è sempre una dissociazione tra realtà e percezione. Per molto tempo la criminalità degli stranieri è stato l’elemento caratterizzante dell’informazione sul tema. Quest’anno non è stato così. Questo perché è salito alla ribalta un altro straniero: uno straniero senza volto, il virus. La comunicazione e la politica hanno bisogno della paura e da un anno a questa parte lo straniero fa meno paura, anzi non fa più notizia”.