Presentato oggi alla Camera dei Deputati “Notizie oltre i muri”, il quarto Rapporto di Carta di Roma, l’associazione, di cui il Centro Astalli fa parte, fondata nel dicembre 2011 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), per dare attuazione all’applicazione del codice deontologico in materia di migranti, richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e fornire così un’informazione e una rappresentazione mediatica più complete e corrette.
Nel rapporto, curato dall’Osservatorio di Pavia in collaborazione con l’Osservatorio europeo per la sicurezza, “si conferma la necessità di un sistema di informazione che segua percorsi autonomi, che vada a fondo nelle notizie, che fornisca ai cittadini un quadro completo dei problemi in modo che possano formarsi un giudizio“- secondo Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma – e che non produca hate speech.
Attraverso i dati e i casi studio, il rapporto evidenzia che nel 2016 si è registrato un aumento del 10% delle notizie sul tema dell’immigrazione presenti in prima pagina sui quotidiani esaminati (1.622 notizie dedicate), mentre c’è stato un calo del 25%, rispetto al 2015, nei telegiornali del prime time delle 7 reti generaliste (2.954 notizie in 10 mesi).
Grande spazio è stato dato ai politici che animano 1 servizio su 2, mentre la parola a immigrati, migranti e rifugiati viene invece data solo nel 3% dei servizi (dato inferiore rispetto a quello del 2015 quando erano presenti nel 6% dei servizi) e spesso in cornici narrative e contesti tematici negativi.
È l’accoglienza (34% sulla carta stampata, 36% sui telegiornali) il tema principale; seguono i racconti dei viaggi (24%) e le questioni sociali e culturali (21%); riferimenti anche al terrorismo (9%) e alla criminalità (8% sui giornali, 24% nei telegiornali). Tra le questioni assenti dai mezzi di informazione oltre a quella del post-accoglienza e dell’integrazione, vi è anche quella dei corridoi umanitari.
Nonostante, però, esistano delle norme di regolamentazione contro l’hate speech, sulle piattaforme social si assiste al dilagare di linguaggi profondamente intolleranti rispetto al fenomeno migratorio in particolar modo su Twitter dove il linguaggio risulta deumanizzato.
Per maggiori informazioni, una sintesi del rapporto e disponibile al seguente link