In occasione del Ramadan, il Centro Astalli ha organizzato una cena di “rottura del digiuno”, iftar, con tanti amici musulmani, rifugiati e rappresentanti di altre comunità religiose.
In un saluto introduttivo, Padre Camillo Ripamonti ci ha ricordato che: “II Centro Astalli da anni promuove un dialogo quotidiano, concreto, fatto di fiducia reciproca e di condivisione sincera. Il dialogo interreligioso come dialogo della vita si nutre e cresce grazie a relazioni autentiche di amicizia, rispetto e desiderio di condivisione”.
“Un’atmosfera fraterna, amichevole e internazionale che ci ha donato momenti conviviali ricchissimi. Abbiamo vissuto un dialogo intra religioso bellissimo, con un imam sunnita e un muezzin sciita.” Queste le amichevoli parole di Cenap Aydin, presidente dell’Istituto Tevere, che ci ha guidati nella comprensione del significato dell’Iftar. Alle 19.32, al tramonto del sole, il più anziano tra i presenti di fede islamica ha fatto il richiamo alla preghiera, l’Adhan. Il digiuno è stato rotto condividendo latte, acqua e datteri secondo la tradizione islamica.
Mohamed Ben Mohamed, l’Imam della Moschea “Al-Huda” di Centocelle, ha guidato la preghiera in una sala piena di fedeli e di rappresentanti di altre religioni che hanno partecipato condividendo la propria spiritualità.
Tanti gli amici e i volontari che si sono dedicati alla preparazione di una cena ricca di cibi e pietanze tradizionali in un’ottica di rispetto reciproco dell’identità religiosa anche a partire dalla tavola e dalle regole alimentari.
Libertà religiosa e pluralismo sono parole chiave in un processo di integrazione e incontro tra persone di culture e religioni diverse. Ogni giorno al Centro Astalli questo impegno è requisito fondamentale per la creazione di comunità solidali e fraterne dove ciascuno possa sentirsi a casa propria.
Guarda l’album delle foto dell’Iftar!
L’incontro è stato realizzato nell’ambito del progetto “Interculturazione: intervento per l’empowerment di richiedenti asilo e rifugiati” finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell’8‰ dell’IRPEF devoluto dai cittadini italiani alla diretta gestione statale.