”L’ennesima tragedia nel Canale di Otranto deve farci riflettere su ciò che sta accadendo intorno a noi”, poichè molti governi hanno risposto all’arrivo dei rifugiati e dei richiedenti asilo con politiche restrittive, abbassando gli standard umanitari allo scopo di rendere più difficile l’ingresso”.
Questo il monito che il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, ha pronunciato lo scorso 21 giugno in occasione dell’annuale preghiera ecumenica ”Morire di Speranza”, in memoria delle vittime (migranti e rifugiati) dei viaggi verso l’Europa, nella Basilica di S. Maria in Trastevere a Roma, organizzata da Comunità di Sant’Egidio, Associazione Centro Astalli, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Caritas italiana, Acli.
”I diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo devono essere rispettati – sottolinea il Cardinale – se hanno il diritto di fuggire per salvarsi la vita, dovrebbe essere riconosciuto loro anche il diritto di accedere al Paese di arrivo“.
”Si introducano requisiti per ottenere i visti, anche sotto la responsabilità delle compagnie aeree e si compili una lista di Paesi sicuri”. Anche il provvedimento di rimpatrio “blocca l’ingresso nel Paese ai richiedenti asilo”, per cui ”i rifugiati sono costretti ad affidarsi ai contrabbandieri di persone”.
Inoltre, prosegue, tutto ciò ”appartiene a una politica di deterrenza che va di pari passo con una sempre maggiore chiusura da parte dell’opinione pubblica, con conseguenti ripercussioni negative sulle politiche in materia di rifugio”.
”I governi – conclude – hanno la responsabilità di proteggere coloro che fuggono dalla violenza, dalle persecuzioni e dalle discriminazioni”.