É stato presentato presso la Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, il rapporto ISMU sulle migrazioni, giunto alla sua XXVIII edizione, da molti anni un utile riferimento per chi si occupa di migrazione, in Italia e non solo.
Questa edizione analizza sia l’impatto della pandemia sui flussi migratori e sugli immigrati, sia le conseguenze, sotto il profilo migratorio, della drammatica questione afgana.
Dopo l’attenuazione dell’emergenza sanitaria nella seconda metà del 2021, l’attenzione è tornata sui temi delle migrazioni e sulle sfide che Italia ed Unione Europea si trovano ad affrontare. Il Rapporto dedica particolare attenzione a temi come salute, lavoro, quadro normativo e scuola, con numerose statistiche, nonché agli atteggiamenti e orientamenti degli italiani sul tema della migrazione e alle esperienze delle donne migranti in termini di discriminazione ma anche di valorizzazione positiva.
Il volume è arricchito da approfondimenti sui rifugiati e sull’azione umanitaria verso i migranti forzati, sulle misure alternative alla detenzione e sull’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati e infine, anche quest’anno, ampio spazio è stato riservato all’Europa e al mondo, con una particolare attenzione alle iniziative politiche bilaterali con i paesi africani.
Al 1° gennaio 2021, la popolazione straniera residente in Italia, corrisponde a 5 milioni e 756mila persone, cioè a circa il 10% del totale dei residenti nel nostro paese. Un numero oramai stabile e strutturato, leggermente in calo (-2,8%) rispetto ai dati del 2020.
Ai numeri della popolazione regolarmente residente sul territorio si aggiunge quello delle persone prive di documenti. Al 1°gennaio 2021, 519mila. Una presenza che di fatto, dal 2009, si mantiene costante al di sotto del 10%.
La provenienza degli oltre 5milioni e mezzo di stranieri presenti in Italia è, per il 70%, extraeuropea (3milioni e 543 mila unità, includendo anche il Regno Unito). Il gruppo nazionale più numeroso si conferma quello rumeno: il 23% del totale; seguito da quello albanese e marocchino.
In calo il rilascio dei permessi di soggiorno, nel 2020 sono stati solo 107mila, il numero più basso degli ultimi 10 anni: il 40% in meno rispetto al 2019. A diminuire, in maniera esponenziale, sono soprattutto quelli per motivi di studio (-58,1%), seguiti dagli asilo-umanitari, famiglia e lavoro.
Aumentano invece le acquisizioni di cittadinanza: tra le persone di origine straniera il 23,1% è cittadino italiano. Quasi un quarto del totale.
Nel 2021 sono aumentati anche gli sbarchi di migranti. Se il 2020 aveva visto i dati triplicarsi rispetto al 2019 (34mila), nel 2021 i numeri sono raddoppiati (67.040). Le prime tre nazionalità di appartenenza delle persone arrivate via mare lo scorso anno sono state tunisina, egiziana e bengalese. Tra le richieste di asilo quelle più numerose sono state presentate da migranti pachistani e bengalesi. Il numero totale di domande è stato di 56.388.
Ciò che emerge dal Rapporto è come il Covid abbia evidenziato la maggiore vulnerabilità delle persone di origine straniera, che hanno visto ridursi la propria attività occupazionale, dato il loro impego in settori particolarmente colpiti dalla pandemia. Dei 456mila posti persi tra il 2019 e il 2020, un quarto appartiene alle donne. Numeri che incidono sull’aggravamento della povertà, che nel 2020 tocca il 29,3% delle persone straniere (il 7,5% di quelle italiane) e il 26,7% delle famiglie composte da sole componenti senza cittadinanza.
Al contrario nel primo trimestre del 2021, le imprese straniere registrano un saldo positivo di 16.197 unità.
La popolazione residente straniera è una presenza sempre più importante nel mondo della scuola. Dove, gli alunni e le alunne senza cittadinanza italiana sono più di 870mila e rappresentano il 10,3% del totale della popolazione scolastica; per lo più concentrati nel nord Italia. Sono ragazze e ragazzi per quasi la metà del totale di origini europee, un quarto ha origini africane, il 20% asiatiche. Nelle classi sono rappresentati circa 200 paesi, ma le comunità più numerose sono Romania, Albania, Marocco e Cina.
Per la prima volta, il Rapporto Ismu segnala un sorpasso tra gli studenti stranieri iscritti al liceo su quelli iscritti agli istituti professionali. Un dato diminuito con il passare degli anni (in un decennio si è ridotto di oltre 10 punti percentuali) è quello del ritardo scolastico che però racconta ancora come il 30% della popolazione senza cittadinanza abbia difficoltà, soprattutto nelle scuole secondarie, acuite per gli effetti della pandemia e del digital divide.
Un dato sicuramente emerso è il maggior rischio di contagio e mortalità per la popolazione straniera dovuti alle condizioni di vita e lavoro, e alla difficoltà spesso ad accedere all’assistenza sanitaria, rispetto ai cittadini italiani.