Si è concluso ieri a Bruxelles il vertice europeo dei capi di Stato e di Governo dedicato in buona parte alla valutazione delle misure che l’Unione ha messo in atto negli ultimi mesi per far fronte alla cosiddetta “crisi dei rifugiati” .
Dal documento conclusivo del Vertice si evince che secondo gli Stati membri è necessario rendere operativi al più presto gli hotspot previsti, rafforzare le misure di identificazione, dare nuovo impulso alla ricollocazione e aumentare sostanzialmente rimpatri e riammissioni, per allontanare tempestivamente chi non avrebbe titolo al soggiorno in Europa.
Particolarmente modesto appare infine l’impegno per la creazione di canali sicuri per l’accesso alla protezione dei rifugiati: ci si limita a raccomandare l’implementazione del piano di reinsediamento previsto, appena 20.000 posti in due anni.
Il Consiglio dovrà inoltre esaminare al più presto anche la proposta della Commissione di istituire una polizia di frontiera europea, con facoltà di intervenire – anche senza l’autorizzazione degli stati membri interessati – in caso di “vulnerabilità” delle frontiere esterne.
Il Centro Astalli, alla luce degli esiti di quest’ultimo vertice, ritiene quanto mai importante ribadire che l’approccio dell’Unione Europea rispetto alla crisi dei rifugiati continua a perdere di vista il problema principale: come assicurare protezione effettiva a chi fugge da crisi umanitarie senza precedenti per gravità e durata. Si continua a investire molte risorse su misure di contrasto di dubbia efficacia, che non solo non estendono l’accessibilità del diritto d’asilo, ma rischiano di ridurla sostanzialmente.
Per questo si torna a chiedere alle isitituzioni europee e nazionali:
– che venga data priorità alla creazione di canali di accesso sicuri per chi ha bisogno di protezione: contrastare i trafficanti significa soprattutto spezzare il loro monopolio con l’istituzione di vie legali per arrivare in Europa. La prima cosa che le politiche migratorie europee dovrebbero contrastare è l’inaccettabile numero di vittime dei viaggi;
– che non si anteponga la protezione delle frontiere alla protezione delle persone in fuga: qualunque operazione si compia alle frontiere o in collaborazione con Paesi terzi deve prevedere la possibilità di accertare, caso per caso e in condizioni appropriate, il rispetto del principio di non-respingimento, cardine del diritto d’asilo in base alla Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato;
– che l’obiettivo di proteggere effettivamente le persone sia al centro di tutte le politiche europee per l’asilo, compresi il meccanismo di distribuzione delle domande di protezione tra gli Stati membri, i criteri per l’esame delle domande di protezione e le politiche di supporto all’integrazione.
“L’approccio del vertice alla questione sembra trascurare il fatto che il flusso migratorio senza precedenti che interessa l’Europa è composto in gran parte da rifugiati, persone costrette alla fuga da guerre e persecuzioni”, commenta p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. “Il sistema comune d’asilo europeo è chiamato a fare un vero salto di qualità, per interpretare più pienamente il suo mandato. E’ una sfida che dovrebbe vederci uniti e solidali, con il primo obiettivo urgente di fermare la strage di innocenti che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo”.