Il Centro Astalli esprime seria preoccupazione per l’accordo tra Ue e Afghanistan per la cooperazione su rimpatri, riammissioni e reintegri dei migranti afgani.
Nel documento si legge che i cittadini afgani che non hanno base legale per restare in uno stato membro dell’Unione, verranno rimpatriati in Afghanistan: si prediligerà il “ritorno volontario” altrimenti si procederà con i “rimpatri forzati” anche di massa.
Questa nuova intesa sembra essere molto simile all’accordo con la Turchia per i migranti siriani. Una sorta di dichiarazione congiunta che diventerà operativa senza la previa valutazione del Parlamento europeo.
Inevitabile collegare l’accordo dei rimpatri con la conferenza sull’Afganistan di questi giorni in cui l’UE ha messo a disposizione per il Paese 16 miliardi di euro in aiuti.
In Afghanistan non ci sono condizioni di sicurezza e per avviare la procedura dei rimpatri.
Dopo i siriani, gli afgani, insieme agli iracheni, sono il gruppo più numeroso per richieste di asilo in Europa. Secondo i dati del Ministero dell’interno in Italia il tasso dei riconoscimenti delle domande di protezione presentate da richiedenti afgani raggiunge quasi il 75% di esiti favorevoli.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli sottolinea che: “si tratta dell’ennesimo colpo inferto dall’UE alla dignità della vita umana, aggravato da uno spreco sproporzionato di risorse economiche che potrebbe essere destinato alla creazione di canali umanitari sicuri e ad un’accoglienza programmata e progettuale che impegni tutti gli Stati UE.
Al Centro Astalli ogni giorno incontriamo molti migranti afgani, prevalentemente uomini molto giovani di etnia hazara. Raccontano di violenze e persecuzioni, di mancanza di libertà personale in un Paese in cui il rispetto dei diritti umani è un obiettivo ancora assai lontano.
È illegale oltre che immorale che l’UE gestisca in questo modo il flusso dei migranti sul proprio territorio”.