Il Centro Astalli in collaborazione con CeFAEGI – Centro di Formazione per l’Attività Educativa dei Gesuiti d’Italia, Fondazione Magis, Scalabrini International Migration Network, invita a “La mobilità umana: tra passato, presente e futuro”.
Riparte infatti il corso di formazione per i docenti degli istituti secondari di primo e secondo grado, sospeso a causa dell’emergenza da Covid-19 dopo il primo incontro ”Mobilità umana e giustizia globale”, tenuto da p. Lorenzo Prencipe, presidente CSER – Centro Studi Emigrazione Roma.
Il secondo e terzo appuntamento si terranno in modalità online attraverso la piattaforma ZOOM.
Martedì 26 maggio, ore 17.00-18.30, p. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, e Andrea Pecoraro, protection associate UNHCR, tratteranno il tema “Rifugiati e richiedenti asilo: accoglienza e integrazione in Italia”.
In un tempo in cui il mondo è attraversato da una gravissima crisi sanitaria che mette in discussione stili di vita, relazioni e visione del futuro, i migranti ancora una volta pagano il prezzo più alto. La pandemia acuisce gli effetti dei decreti sicurezza, entrati in vigore alla fine del 2018: aumentano esclusione sociale e precarietà per tanti richiedenti asilo e titolari di protezione, a scapito di accoglienza e inclusione sociale. Il mondo della scuola è sollecitato oggi più che mai a rileggere la realtà con nuovi strumenti.
Venerdì 29 maggio, ore 17.00-18.30, p. Renato Colizzi, presidente Magis, e Arnout Mertens, direttore programmi e innovazione del JRS International, dialogheranno sul tema “Il futuro delle migrazioni tra ambiente e cittadinanza globale”.
I cambiamenti climatici e le sue conseguenze sulla pace, la stabilità e la sicurezza riguardano l’interno pianeta: le Nazioni Unite considerano possibile l’esodo di 200 milioni di persone entro il 2050 per le sole cause ambientali. Nell’enciclica “Laudato sì” papa Francesco sottolinea che «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (n. 139). In altre parole, «non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (n. 49).