Dal 1998 il Centro Astalli Catania è un punto di riferimento per molti migranti, che arrivano in Sicilia dopo aver rischiato la vita in mare. Richiedenti asilo e rifugiati possono rivolgersi ai servizi dell’Associazione per ricevere orientamento nelle fasi di primo arrivo e un accompagnamento strutturato nel loro percorso di integrazione. Sono inoltre numerose le iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e le attività di advocacy realizzate all’interno di reti di associazioni operanti nel territorio. Da anni si occupa di assistere i detenuti stranieri negli istituti penitenziari della città.

Nel 2024, il Centro Astalli Catania ha risposto alle numerose richieste di un’utenza sempre più fragile, vittima di gravi forme di marginalità, vulnerabilità e disagio. Se in passato la presenza di migranti subsahariani e nordafricani era prevalente, quest’anno è cresciuto il numero di migranti provenienti dall’Iraq, nonché di famiglie arrivate in Italia come “dublinati” o con visto turistico, spesso senza aver presentato richiesta di protezione internazionale. Durante l’anno, al front office si sono rivolte 1.065 persone per chiedere assistenza e orientamento soprattutto di tipo burocratico e abitativo. La mancanza di alloggi e di strutture di accoglienza ha, infatti, determinato un aumento del numero dei senza fissa dimora, una questione rilevante che genera esclusione. Per questo, a conclusione del progetto H.O.P.E., realizzato con Arci e l’Associazione Trame di Quartiere, è nato il movimento nientecasa.it, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sul tema.
L’apertura di Casa Betania, il cohousing sociale inaugurato a fine 2023 in un immobile della diocesi, ha permesso di ospitare nel corso dell’anno 9 persone tra mamme e bambini e di dare accoglienza temporanea ad altri nuclei monoparentali inviati dalla Prefettura, in attesa di essere collocati in altre strutture.
Presso lo sportello sanitario, i principali servizi offerti sono stati la distribuzione di farmaci da banco, l’assistenza per il rilascio di tessere sanitarie e l’assegnazione di medici; un orientamento sanitario che ha riguardato prevalentemente un’utenza composta da uomini adulti, supportati in collaborazione con il front office per la gestione delle richieste di visite tramite il CUP, azioni altrimenti complicate per via delle barriere linguistiche e digitali.

Lo sportello di ascolto ha preso in carico 107 persone (29 donne e 78 uomini) tra cui 21 famiglie, con particolare attenzione ai nuclei con minori disabili, e ha cercato di rispondere alle diverse necessità degli utenti, indirizzandoli, se necessario, presso gli altri servizi dell’Associazione o del territorio. Diverse le situazioni di solitudine e di disagio psicologico, inclusi casi di violenza domestica, affrontate da volontari e operatori offrendo supporto e accompagnamento verso servizi di ascolto qualificato, come psichiatria transculturale e psicologia.
Presso lo sportello legale è stato possibile ricevere assistenza nell’iter della richiesta di protezione internazionale, in tutte le pratiche burocratiche necessarie per ottenere o rinnovare i documenti e informazioni per la residenza virtuale. In collaborazione con l’Associazione Thamaia sono state sostenute, con l’aiuto di una psicologa, donne migranti vittime di violenza. Alcuni operatori legali sono coinvolti in progetti e protocolli d’intesa con la rete territoriale, tra cui le case circondariali della città e l’Associazione Penelope, con la quale è stato realizzato il progetto Polifemo, che ha permesso alle associazioni partecipanti di diventare un riferimento nella lotta al caporalato e nell’accompagnamento legale delle vittime in Sicilia. Nell’ambito del programma UNICORE, lo sportello ha dato assistenza legale agli studenti e alle studentesse rifugiati arrivati tramite i corridoi universitari.
Lo sportello di orientamento al lavoro ha supportato 173 migranti, soprattutto iracheni e tunisini, nella ricerca di opportunità occupazionali, nella scrittura di curriculum, nella conoscenza dei principali strumenti digitali, nell’iscrizione a corsi di formazione e nelle candidature a tirocini. Presso la scuola di italiano sono stati organizzati corsi di lingua, diversificati in base al livello, frequentati da 175 persone. Durante l’anno, è stata realizzata l’iniziativa “La Concertina”, insieme alla Chiesa Valdese di Catania, nel corso della quale sono stati esposti in una mostra d’arte gli elaborati narrativi e artistici degli studenti. Il doposcuola, dedicato ai più piccoli, è stato frequentato da 18 bambini di scuole elementari e medie, che hanno partecipato anche a gite, proiezioni cinematografiche, visite a musei e attività ludiche, anche grazie al progetto Talenti in crescita. Nel 2024, il servizio carcere ha incontrato detenuti stranieri presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza a Catania, dove i volontari si occupano della distribuzione dei vestiti e della biancheria, e offrono ascolto e accompagnamento alle persone in detenzione.
Nell’ambito delle attività di sensibilizzazione sono stati realizzati numerosi incontri nelle scuole del territorio, per approfondire i temi della migrazione e visitare i luoghi di culto delle città grazie ai progetti Finestre e Incontri. Il 3 ottobre il Centro Astalli Catania, insieme al Centro Astalli di Roma, ha preso parte a Lampedusa all’iniziativa Protect People Not Borders promossa dal Comitato 3 ottobre, in cui centinaia tra studenti e professori, provenienti da diversi Paesi dell’Unione Europea, hanno avuto modo di approfondire i temi della migrazione e dell’integrazione.
Con il Centro Astalli Palermo è proseguito il progetto L’isola che non isola: un percorso di formazione rivolto a operatori e volontari per rispondere sempre meglio ai bisogni dei migranti forzati.

Dati

 

Contatti

Centro Astalli Catania
Via Tezzano 71 – 95131 Catania
Tel.   095 535064
www.centroastallicatania.it
[email protected]

Presidente: Riccardo Campochiaro
Vicepresidente: Maria Manuela Pappalardo
Coordinamento: Francesca Di Giorgio

  • operatori: 4
  • volontari: 95

 

Testimonianze

Il Centro Astalli entra in carcere

Catania2Tutto è iniziato per “caso” a febbraio del  2004: una mia amica, vice-direttrice dell’Istituto Penale Minorile di Bicocca, sapendomi volontaria del Centro Astalli, mi parla dell’estrema solitudine dei ragazzi immigrati detenuti, delle difficoltà enormi di integrazione e di inserimento nei programmi educativi, dell’impossibilità di effettuare colloqui coi familiari, dell’isolamento a cui spesso sono costretti per evitare episodi di razzismo.

Mi sottopone il caso di Hicham, giovanissimo marocchino che ha appena tentato di suicidarsi: è in cella di isolamento, rifiuta il cibo e qualsiasi colloquio con psichiatra, psicologa ed educatori, passa tutto il giorno prostrato a pregare. Fratel Francesco Accurso ed io iniziamo con grande entusiasmo questo cammino che si rivela subito straordinario: i ragazzi del carcere si aprono con noi, prendono confidenza, ci aspettano con trepidazione, ci chiedono tutto quello che chiederebbero alla loro mamma: consigli, sigarette, cioccolata, riviste di moto, magliette, biancheria… le cose più disparate. Contattiamo un imam, lo portiamo da Hicham, gli regaliamo un tappetino per pregare, telefoniamo alla sua famiglia. Riallacciamo il filo di un difficile rapporto familiare spezzato. Intanto alcuni ragazzi rom ci fanno “accurate lezioni di borseggio”, altri ci regalano deliziosi disegni o oggetti di terracotta, procuriamo loro una famiglia dove poter trascorrere il Natale, li seguiamo anche e soprattutto quando “escono” nel tentativo di non farli ri-immettere nel circuito malavitoso.

Dopo qualche mese mi arriva una lettera dalla Casa Circondariale di Piazza Lanza scritta da Sonia, una detenuta tunisina. Mi dice di essere sola al mondo, di avere già fatto due anni di carcere difficilissimi, di avere estremo bisogno di aiuto e conforto senza i quali non se la sente più di andare avanti. Grazie ad una volontaria del Centro Astalli che è magistrato, riesco ad ottenere un permesso per un colloquio. Prima di incontrarla mi ricevono il direttore dell’area educativa e una psicologa che mi fanno un quadro della situazione assolutamente drammatico. La detenuta compie continui atti di autolesionismo, ha avuto bruttissime crisi di astinenza, assume psicofarmaci ed è un elemento difficilissimo. Finalmente la incontro: è uno “zombie”, imbottita di sonniferi, piena di tagli lunghissimi malamente ricuciti. Ha la lingua così impastata che non riesco neanche a capire cosa mi dice. Ha una protesi dentaria rotta che le balla in bocca, le mani gonfissime con unghie talmente lunghe e sporche da testimoniare inequivocabilmente che non fa assolutamente nulla tutto il giorno. Dopo quell’incontro, si fa forte il desiderio di iniziare il servizio anche dentro quel carcere. Così, con fratel Francesco formiamo un gruppetto e chiediamo di diventare assistenti volontari. Ormai seguiamo stabilmente tutti i detenuti stranieri che si susseguono a piazza Lanza (mediamente 30) teniamo i rapporti con le loro famiglie, con i loro avvocati, con i magistrati di sorveglianza, con gli educatori.

Infine, pochi mesi fa mi telefona inaspettatamente il Direttore del carcere di Alta Sicurezza di Bicocca per chiedere la nostra collaborazione con i detenuti stranieri di quell’Istituto. Da qualche settimana fratel Francesco ed io incontriamo anche 15 detenuti di Alta Sicurezza che fanno parte ormai della nostra “famiglia”.

Dimenticavo: adesso Sonia vive in una casa famiglia, è libera dalle 7 alle 21, non prende da tempo alcun farmaco, viene quotidianamente al Centro Astalli a fare volontariato, ride, cucina couscous per tutti e presto avrà nuovi denti bellissimi. Hicham invece è tornato in Marocco, studia, mi scrive lettere commoventi che conservo come una reliquia e mi fa scrivere anche dalla sua mamma, ovviamente in arabo, ma tanto c’è Abdul che traduce tra una lacrima e l’altra.

Elvira Iovino