Anche quest’anno si è svolta la storica marcia Perugia Assisi. L’edizione del 2020 si è tenuta oggi in modo diverso dal passato: non si è camminato lungo il percorso che unisce Perugia ad Assisi ma si è voluta “costruire” una lunga catena di persone sul tradizionale percorso che porta alla cittadella della Pace. In questo modo si sono potute rispettare le regole di prevenzione per il Covid 19, senza perdere il significato della manifestazione, che tra l’altro quest’anno si svolge a pochi giorni dalla visita di papa Francesca ad Assisi, in cui ha presentato l’enciclica “Fratelli Tutti”.
Scrivono gli organizzatori della marcia Perugia-Assisi, questo è il momento di «riannodare i fili dell’impegno sociale e civile, della solidarietà e della giustizia, per i diritti umani e la pace. Contro tutti i virus che ci stanno devastando l’esistenza: competizione, indifferenza, egoismo, speculazione, mafie». Il virus aggiunge nuovi obiettivi alla causa della pace: «Dobbiamo impedire che a pagare il conto di questa nuova emergenza siano sempre i soliti. Dobbiamo esigere che le cure e il vaccino siano garantiti a tutti e tutte». Per questo è necessario dare voce «a chi non ha né mascherine, né disinfettanti, né cure. Ai bambini e alle bambine, alle donne, agli uomini, agli anziani, alle persone con disabilità torturate dal morso della fame e dalle malattie, abbandonati sotto le bombe e l’occupazione, nelle mani di dittatori, sfruttatori, carnefici senza coscienza e senza pietà. A tutte le persone che sono in fuga dalle guerre, dall’oppressione, dalla fame e dai cambiamenti climatici»
Il presidente della Repubblica ha voluto inviare un messaggio in questa occasione così importante:
“Dalla Marcia Perugia-Assisi proviene ogni volta un messaggio popolare molto forte che scaturisce dalla consapevolezza del carattere integrale della pace e della stretta connessione tra i grandi temi globali, a cominciare dalla lotta alla povertà e alle disuguaglianze, dal contrasto al cambiamento climatico, dalla cooperazione necessaria per assicurare ai popoli quel diritto a uno sviluppo sostenibile che è parte del diritto stesso alla vita e al futuro. Per questo è importante che anche quest’anno la marcia sia stata confermata, nel rispetto delle condizioni di sicurezza imposte dalla pandemia, e che possa dare a tante persone e a tanti giovani la possibilità di esprimere la volontà di un domani migliore e l’impegno a farsi generatori di pace, a partire dalla realtà quotidiana.
La stessa azione di contrasto alla pandemia può diventare una modalità di costruzione della pace. “Time for Peace – Time to care” è il motto scelto per l’edizione 2020. Il diritto alla cura è un caposaldo della piena cittadinanza ma la cultura della cura va oltre la capacità del sistema di welfare di rispondere ai bisogni con qualità ed efficienza: la cultura della cura è una dimensione della fraternità tra gli uomini, è un fattore di coesione sociale e può diventare vettore di un’economia orientata a un più equilibrato e duraturo sviluppo.
Nel mondo non mancano conflitti, oppressioni, violenze provocate da odi etnici e integralismi religiosi, non mancano minacce di riarmo nucleare. Non deve venir meno la voce di quanti chiedono la pace, il rispetto dei diritti dell’uomo, il cessate il fuoco ovunque si combatta. Al tempo stesso. È quanto mai prezioso che ci sia coscienza di una pace impegnativa per ciascuno di noi, a partire dalla realtà quotidiana e da una educazione alla pace che deve farsi permanente.
E’ con questo spirito che saluto i partecipanti alla marcia, nell’augurio che i costruttori di pace diventino sempre più numerosi nel cantiere della pace.”
Sergio Mattarella