I dati presentati oggi a Roma da Caritas italiana e Fondazione Migrantes nel XXV rapporto immigrazione danno una dimensione precisa del fenomeno nel nostro Paese e nell’Unione Europea. I migranti internazionali sono in costante crescita negli ultimi quindici anni, fino a rappresentare nell’anno preso in considerazione, il 3,3% dell’intera popolazione mondiale.
Secondo il rapporto, tra Europa, Asia e Nord America vive l’84,4% del totale mondiale dei migranti e sono 11 i paesi nel mondo con la più alta presenza, tra questi Germania, Regno Unito e Francia e, agli ultimi due posti, Spagna e Italia. Nell’area Ue-28 vivono 35,2 milioni di migranti (+3,6% rispetto al 2014): il 76,2% è ospitato da Germania, Regno Unito, Italia e Francia. In calo gli stranieri residenti.
Nel nostro Paese ci sono oltre 5 milioni di stranieri residenti (l’8,2% della popolazione), di cui il 52,7% donne. Si tratta soprattutto di rumeni, albanesi e marocchini (le tre nazionalità rappresentano il 41,3% del totale) anche se in Italia sono presenti ben 198 nazionalità. Quasi il 60% del totale vive nelle regioni del nord. Le regioni con il più alto numero di presenze sono Lombardia (23%), Lazio (12,7%), Emilia Romagna (10,7%) e Veneto (10,2).
Di rilievo, anche i dati relativi ai minori. Nell’anno scolastico 2014/2015 erano 814.187 gli alunni stranieri nelle scuole italiane, di cui 445.534 nati in Italia, questi ultimi aumentati del 7,3% rispetto all’anno precedente. Il dossier descrive dunque una scuola sempre più multietnica, in particolare nelle regioni del nord: il valore più alto di alunni stranieri nelle classi è in Emilia Romagna (15,5%), seguita da Lombardia (14,3%) e Umbria (14,2%). Nel centro-sud solo il Lazio arriva al 9,3%, mentre l’incidenza più bassa è in Sardegna (2,3%) e Puglia (2,6%).
Interessanti, infine, pure i dati relativi al rapporto fra immigrati e lavoro. Secondo quanto emerge dalla ricerca, che analizza la presenza dei residenti stranieri nei vari settori, sono 2.360.307 i lavoratori stranieri in Italia (il 10,5% del totale), di cui l’88,5% è dipendente. Svolgono in maggioranza lavori meno qualificati (36,5% rispetto al 7,9% degli italiani) nei settori dei servizi collettivi e personali (29,8%), nell’ industria (18,4%), nel settore alberghiero e della ristorazione (10,9%), nelle costruzioni (9,6%) e nel commercio (8,3%). Inoltre, nei servizi operano soprattutto le donne, nei cosiddetti settori delle «tre C»: caring, cleaning e catering (cura, pulizia e ristorazione). Anche se la maggioranza è impiegata come dipendente, nel 2014 sono aumentati del 6,2% i titolari di imprese nati in un Paese extra-Ue: 335.452.
Di seguito la sintesi del rapporto: