43 rifugiati in salvo grazie a un corridoio umanitario voluto da Papa Francesco

Il Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, ha accompagnato 33 rifugiati giunti in Italia grazie a un corridoio umanitario voluto espressamente da Papa Francesco e realizzato con l’intermediazione della Comunità di Sant’Egidio in accordo con il Ministero dell’Interno. A questi se ne aggiungeranno nei prossimi giorni altri 10, per un totale di 43 persone.

Afghanistan, Camerun e Togo, sono le nazionalità maggiormente rappresentate tra i migranti arrivati in tutta sicurezza a Roma all’aeroporto di Fiumicino: tra loro profughi afgani di etnìa azara, una donna camerunense con una bimba di 3 mesi e una donna togolese. Saranno accolti nelle parrocchie e nelle comunità di Roma e Nettuno.

Tutti loro si trovavano tutti nel campo di Moria, a Lesbo, campo profughi predisposto dal governo greco che può ospitare 3mila persone ma che oggi ne contiene almeno il doppio e  all’esterno del cuioperimetro trovano rifugio in “tende” di fortuna migliaia di migranti, per una popolazione complessiva di oltre 15mila persone.

La storia di questo corridoio umanitario risale all’aprile del 2106 quando Papa Francesco, insieme al Patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo ortodosso di Grecia Ieronymos, andò in visita sull’isola di Lesbo e al suo ritorno portò con sè 3 famiglie di rifugiati. Il Cardinal Krajewski ha quindi ricordato le parole del Pontefice: “Il Papa ľha già chiesto: se ogni parrocchia o canonica prendesse una persona o una famiglia, a Lesbo non ci sarebbe più nessuno”.

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